In questo mio primo autunno vegano ho scoperto (e ne sono diventata dipendente) il caco mela (o mela caco come dice Attilio) e le carrube, (ghiottoneria equina), scovate e pagate oro a un banchino di frutta secca alla sagra dell’Impruneta, la patria di Martina Stella.
Anche il pane l’ho fatto io, dopo decine di tentativi andati in fumo (nel vero senso) finalmente è venuto bene, sì lo so, proprio ora che mi arriva una la macchina per il pane…
Non c’è volta che vado da Tiffany e che non succeda qualcosa di comico, anche se mi auguro sempre una scena del genere:
“Signorina è’ suo questo diamante da 800 carati caduto per terra?”
“Ops che sbadata lo perdo sempre uh devo scappare!”
L’altra settimana ero andata a ritirare il mio famoso braccialetto che avevo portato a lucidare.
Entro, respiro il profumo dei diamanti, deglutisco e mostro la ricevuta alla commessa, lei la prende e legge “da saldare 20 €”, pago e mi viene consegnato il mio braccialetto brilluccicante come nuovo.
Mesi fa ci avevo aggiunto anche un lucchettino che si può mettere dovunque, al bracciale, a una catena o a Ponte Milvio e si apre facilissimamente tirando l’asticella.
Mentre sono lì vedo una splendida catena (appunto) e penso di provarmela per vedere come starebbe con il lucchetto appeso.
Cerco di aprirlo e non ci riesco.
Chiedo alla commessa di aiutarmi ad aprirlo e non ci riesce nemmeno lei ( che fra l’altro mi informa della sua tendinite e chiede a un’altra collega) e tira tira si spezza!
Rimango basita.
La seconda commessa ipotizza: “ Ma non è che quando hanno letto “da saldare” hanno saldato il lucchetto?
“Sì”
Geniali.
Sostituito all’istante.
La prossima volta ci vado davvero con uno Swarowsky trovato nelle patatine e poi gli dico “Ma non è il mio, il mio era molto più grosso!!”
Vostra sparkling Bosco